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Giuseppe
Frazzetto De la sèduction |
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La
pittura di Giovanni Leto è tutta improntata di fisicità e carnalità,
trasferita in una resa cerebralizzata dell’ovvia estensione
corporea del nostro senso, ossia la città. Partito da una analisi dei
materiali e delle superfici che si esplicitava in eros del tatto (quasi una
focalizzazione in chiave post-concettuale dei “valori tattili” ), Leto realizza ora una forma di de-strutturazione del
quadro che non vuole approdare alla sua eliminazione, bensì vuole evidenziare
l’essere-per-il-quadro. I fogli di giornale arrotolati e incollati sulla tela
(sorta di materializzazione allusiva dello heideggeriano “si dice”)
sottolineano il carattere delimitativo proprio della porzione di spazio
recinta dal quadro, ponendosi come paradossali “concetti spaziali” alla
rovescia, quasi l’antefatto della profondità. Il carattere delimitativo e
fortemente spazializzante di questi Orizzonti è poi accentuato dalle
campiture dell’ambito superiore della tela, che nella loro oggettività fanno
dialettica eco al vibrare del colore posto sui giornali arrotolati. Ed appare
così in queste opere di Leto la seduzione della consapevolezza ironica dello
iato fra il sè ed il mondo, anche quella porzione
di mondo che il sè vorrebbe sedurre, e da cui è
sedotto. E come
provvisoria conclusione, Baudrillard: “Poiché
viviamo nella seduzione, ma moriamo nella fascinazione” (p. 217). Bibl: Giuseppe Frazzetto (a cura di), De la sèduction
- Opere di Cossyro, Hsiao,
Leto, ed. Ezio Pagano, Bagheria, 1985 |
Senza
titolo, 1988-89 Carta
e pigmenti su tela, cm.201x145 Orizzonte
3,
1985 Carta
e olio su tela, cm 60x70. Collezione
Giorgio Di Genova, Roma |
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