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Da  Elementi in superficie a Corda  I  Orizzonti e dintorni  I  Il corpo a corpo con lo spazio della pittura reificata  I  Installazioni

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1. Senza titolo, 1985

Carta e pigmenti su tela, cm. 90x90;

Roma, Collezione privata.

 

Bibl.:

Giorgio Di Genova (a cura di), Giovanni Leto, Geologia dell’Altrove, Galleria Civica d’Arte Moderna, Monreale, dicembre 1988, ed. Mazzotta, 1988, Milano, pag. 21 tav. 3;

Giovanni Leto, Opere 1963-2003, Museo d’Arte Contemporanea “Renato Guttuso”, Bagheria, 24 gennaio - 15 marzo 2004, ed. Ezio Pagano, 2003, Bagheria, pag. 38 tav. 10

 

2. Orizzonte alfa, 1985

Carta, stoffa, colore cm. 90x90;

Asiago (Vi), Collezione privata

 

Bibl.:

Marcello Venturoli (a cura di), Leto-Le terre di nessuno, Galleria “Hobelix”, Messina, 5 - 18 ottobre 1985, ed. Associazione Culturale “Hobelix”, 1985, Messina;

Giorgio Di Genova (a cura di), Ricognizione anni 1980 – ’85, Ex Convento San Carlo, Erice, 28 luglio – 30 settembre 1985, ed. “La Salerniana”, Erice 1985;

Giorgio D. Genova (a cura di), Giovanni Leto /Geologia dell’Altrove, Galleria Civica d’Arte Moderna, Monreale, dicembre 1988, ed. Mazzotta, Milano 198

 

3. Orizzonte bianco, 1985

Carta e pigmenti su tela, cm. 70x60

Collezione privata

 

Bibl.:

Giorgio D. Genova (a cura di),

Giovanni Leto /Geologia dell’Altrove, Galleria Civica d’Arte Moderna, Monreale, dicembre 1988, ed. Mazzotta, Milano 1988.

Note critiche:

 

(riferite a Orizzonte alfa e Orizzonte bianco)

“… Dall’esperienza di Corda, Leto, oltre alla malleabilità

del materiale usato già con sovrapposizioni di carta, ha tratto l’indicazione fondamentale della straordinaria suggestione plastico-cromatica delle stratificazioni, già in nuce nell’adesione delle spirali della corda. E’ il momento dell’intuizione della possibilità di creare una spazialità altra, senza dover rinunciare all’amore per il colore e all’esigenza per una pittura di impositiva fisicità.”

(Giorgio Di Genova, 1988).

 

“…una cultura vitale, non di accatto, la cui follia ha un metodo; più l”oggetto trovato” del padre ideale di Rauschenberg, Alberto Burri, che il gusto palesemente anticonsumistico nell’utilizzazione del manifesto, collage o décollage, di Rotella. Un “oggetto trovato” degli scarichi, macerie della civiltà, che prendono una forma indistinta, sembrano ritornare quasi alla preistoria, assumere la faccia delle terre di nessuno, della assenza dell’uomo stampata negli orizzonti con tante schegge di sua passata e consumata presenza.“

(Marcello Venturoli, 1985